Scrivere chi sei è sempre complicato, mi sento un po’ come se dovessi rispondere alle classiche domande esistenziali “chi siamo?” “dove andiamo?”… chi è Manuela Olivero? Immobile danzatrice.
Per capire chi sono forse è bene guardarmi intorno. Vedo una scrivania, il computer, penne sparse, fogli, vestiti buttati sul letto… che disordine! Ma c’è anche un grosso armadio, sicuramente nasconde qualche segreto, o qualche scheletro!
Proviamo ad aprire un’anta… vestiti, cinture, tante collane, una scatola, giacche… la scatola sembra interessante, sembra molto capiente e di certo è piena di roba.
Sollevando un po’ il coperchio esce un lembo rosa, qualcosa che somiglia proprio ad un body, ma chi mai se lo metterebbe rosa confetto? Ebbene questo credo sia il mio primo body, per tutto c’è una prima volta anche per il tuo primo body in lycra.
Avevo 4 anni, ho pregato per giorni mia madre di portarmi in una scuola di danza, pensava che fosse una cosa di breve durata, perchè in fondo tutte le bambine vogliono fare le ballerine. Così iniziò tutto. Iniziarono anni di passione, dolore e soddisfazioni.
La danza classica era una disciplina severa, lo si leggeva sul volto della mia maestra e anche sul mio, che a volte si rigava di lacrime. Ma ogni lezione tornavo sempre lì su quel parquet sognando ciò che tutte le piccole ballerine sognano… le punte!
Ovviamente quando quel momento arrivò avrei voluto scagliarle contro il muro più vicino per quanto facevano male ai piedi.
Non sono mai stata una ballerina filiforme e sono state tante le problematiche legate al peso nel mondo della danza. Addirittura una maestra delle scuole medie dopo aver saputo della mia passione ha commentato con “Fai il ballo dell’ippopotamo come in Fantasia?”. Tutta la classe è scoppiata in una risata, io ero ovviamente fucsia, come il mio body di quell’epoca. Ci sono state altre scene simili lungo il percorso ma sapevo comunque di avere talento e andavo avanti a denti stretti e testa alta.
Ma torniamo alla scatola, ci sono parecchie paia di scaldamuscoli, di vari colori e varie forme. Eccole lì, il mio ultimo paio di punte. Ne ho distrutte parecchie ballando. So a cosa state pensando, ma non era solo colpa del peso! Questo ultimo paio risale ai miei 16 anni. Quando ho appeso le punte al chiodo, come si suol dire. Non ho smesso di ballare ma ho smesso con la danza classica, mi sono dedicata al modern jazz, alla contemporanea e saltuariamente anche all’hip hop.
Sono circa ehmm 28 meno 4… si sono circa 24 anni che ballo. Ma ogni volta che vedo una scuola di danza, o entrando in un negozio sento il profumo di body, scarpe e calze nuove mi si accende una luce e con essa tanti ricordi.
Ho trovato anche una piuma di quando ho ballato il Charleston, dei pantaloni strappati di quando abbiamo fatto Nightmare before Christmas, in quell’occasione avevo i capelli verdi! Poi vediamo, un cappello da poliziotto, un fazzoletto da dama di corte, un paio di calze a rete nere…
E qui mi soffermerei, queste calze le ho usate per fare il musical Moulin Rouge. Scritto, diretto e coreografato da me. Ovviamente non è stata una produzione di quelle serie con tanto di cartellone e via discorrendo, ma è stata una delle grandi soddisfazioni della mia vita danzereccia.
Senza contare che a un’ora dallo spettacolo ho dovuto infilarmi il costume di un’allieva e salire sul palco a ballare la sua parte (che vagamente ricordavo anche se l’ho montata io) perchè lei si era fatta male ad un ginocchio. In ogni caso è stato un tripudio e cosa più importante, tutti quelli che erano sul palco si sono divertiti tanto quanto quelli (o forse di più) che entusiasti applaudivano.
Ora chiuderò la scatola altrimenti potrei andare avanti per ore a raccontare episodi e aneddoti.
Se provate a chiedermi chi sono, io vi dirò che sono ciò che ho fatto.
E ciò che ho fatto ora lo sapete anche voi guardando nella mia scatola dei ricordi.