Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo (Tiziano Terzani). Così ha avuto inizio il mio viaggio in India, un’esperienza incredibile che consiglio a tutti…
Preparo lo zaino, inizio a ragionare sui confort a cui rinunciare, valuto attentamente il peso di un bagaglio che dovrò trasportare a spalla, scelgo i vestiti tenendo in considerazione un eventuale smarrimento in aeroporto che mi porta a scegliere tutti capi sacrificabili…
Poco dopo essere atterrata, pronta per il mio viaggio in India, i cinque sensi vengono investiti da caos, colori, rumore, odore di incenso e spezie mischiato alla puzza delle strade e della spazzatura. Crogiolo di razze e tradizioni, l’India è un paese che lascia un segno nel cuore e nell’anima.
Scopro i tuk tuk e le leggi di un traffico forsennato e imprevedibile che mi fa temere per la nostra incolumità ma soprattutto per quella degli altri ad ogni curva, ad ogni suono di clacson, costante suono di clacson, infinito suono di clacson. I contrasti che mi si palesano sotto gli occhi in continuazione diventeranno i miei compagni di viaggio, argomento di confronto con gli amici e spunto di riflessione costante.
Il primo impatto a Chennai non è stato dei migliori, sono stata colpita da un insieme di quartieri molto diversi tra loro che costituivano continui nuovi universi a cui non riuscivo ad affezionarmi.
Viaggio in India: Mamallapuram
Mamallapuram invece è stata una scoperta: natura, templi, palazzi e mercati invadono occhi e sensi. Qui che ho trascorso il capodanno, lontano da casa, lontano dall’amore, lontano dagli usi e consumi a cui sono affezionata, invasa dall’entusiasmo di giovani indiani e dalla gentilezza con la quale ti continuano a fare gli auguri ogni volta che ti incrociano con la passione con cui disegnano Mandala per terra aiutandosi con colori meravigliosi.
Viaggio in India: Pondicherry
Di nuovo in viaggio alla volta di Pondicherry, graziosa cittadina piena di giardini e templi dedicati a Ganesh il dio con la testa di elefante, il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna. E’ una piccola enclave francese piena di tributi a sri Aurobindo, filosofo indiano che fondò il “centro dello yoga integrale” attraverso cui conosco l’infinito mondo dei guru e dei loro seguaci e dove la pace e il silenzio della preghiera invadono la mia mente.
La benedizione di un elefante anticipa l’ingresso al tempio, un susseguirsi di sculture kitsch, oro, colore e rumore che non mi fa percepire la spiritualità del luogo fino al momento della Pūjā quotidiana, la trasformazione, la serietà con cui si accostano al bramino per farsi apporre il segno della loro visita, la corsa per segnarsi il capo con del gesso bianco e la foga di porgere i bambini alla benedizione rende tutto improvvisamente più spirituale.
Viaggio in India: Madurai
Madurai, una delle più belle città dello stato del Tamil Nadu. Primo treno notturno, il paesaggio cambia continuamente davanti ai nostri occhi e se esiste davvero una vera India, potrebbe essere quella. Abbiamo visitato il maestoso Meenakshi Temple dedicato a Shiva e alla sua consorte con le sue cinque torri ricche di figure a tre dimensioni coloratissime che raccontano le storie dell’universo indù.
Viaggio in India: Mysore
Mysore, la città del sandalo e della seta e del Palazzo del maharaja, un incrocio di stili, indù, musulmani ed occidentali, che ben illustrano la storia del paese. Tre piani di granito circondati da un ampio giardino, importanti e fastosi locali interni, un continuo stupore nei confronti della sua opulenza architettonica, con le sue torri, le arcate, le cupole. Sono gli interni a lasciarmi definitivamente a bocca aperta: la sala delle udienze private, la sala dei matrimoni, ambienti immensi arricchiti da sontuose finiture.
A Mysore colpisce anche la colorata esperienza al mercato dei vegetali: bancarelle di fiori profumati, ortaggi disposti con cura ossessiva come splendidi mandala, incensi odorosi, polveri di colori brillanti, mercanti chiacchieroni, costantemente indaffarati come api operaie, con macchine da cucire o nella pulizia del proprio angolo commerciale o nella realizzazione di splendide corone di fiori che andranno ad abbellire chiome fortunate o in dono alla statua venerata.
A Gokarna, ci siamo regalati due giorni di mare e relax, ci siamo cullati col silenzio e colmati gli occhi con tutte le sfumature del tramonto e dell’alba sulla spiaggia.
Viaggio in India: Delhi
Qui un nuovo oceano di sensazioni mi assalgono e un’esperienza unica ed emozionante in una città piena di tesori architettonici e di contraddizioni che affascinano e rapiscono, turbano e sorprendono, emozionano e confondono. Una città grande come il mondo. Un luogo magico, surreale, dove le difficoltà di coesistenza di più culti e di diverse provenienze svaniscono e le innumerevoli diversità che colorano l’India, così come il mondo, si fondono armoniosamente.
Viaggio in India: Taj Mahal
Il Taj Mahal ad Agra, descritto dal poeta indiano Tagore come “una lacrima di marmo, ferma sulla guancia del tempo”, mi toglie letteralmente il fiato. La perfezione architettonica, rincorsa dal Movimento Moderno per tutto il ‘900 in Europa, si manifesta in una tomba bianca a Delhi, spiccano simmetria e cura del dettaglio.
Sulla superficie si riflette il sole come se avesse sempre sognato di appoggiarsi su di essa e di essere accolto e restituito ancora più potente dopo essersi fuso con la potenza riflessiva del marmo e le ombre strategicamente studiate dalle incisioni dei fiori e dalle citazioni coraniche in nero.
La leggenda narra che a far nascere il nascere il Taj fu il grande amore che un uomo provava per la sua donna: l’Imperatore Shah Jahan, nel 1631 in memoria della sua seconda moglie, Mumtaz Mahal una principessa originaria della Persia, distrutto dal dolore, decise di far costruire questo imponente monumento, a testimonianza della sua devozione eterna verso la donna.
La costruzione del mausoleo è simbolica: il massiccio basamento quadrato sottostante rappresenta il mondo terreno e materiale, la cupola circolare la perfezione divina e la forma ottagonale della struttura l’uomo, punto di giunzione tra i due mondi.
Lo studio della prospettiva e l’attenzione alle proporzioni, l’uso del marmo iridescente e la perfezione della cupola che sovrasta il tutto sembrano smaterializzare l’architettura creando la suggestione che il mausoleo spunti dal cielo su una nuvola di giardini e rigoli d’acqua. Ecco il sogno. La celebrazione dell’amore eterno in una delle opere più perfette al mondo.
Viaggio in India: Lotus Temple
L’ultimo giorno di questo lungo ed entusiasmante viaggio, siamo capitati quasi per caso a Lotus Temple. Dopo una lunga coda, l’unica ordinata a cui io abbia avuto la fortuna di assistere, siamo entrati in questo enorme sito che circonda la struttura principale. La giornata non era splendida, il cielo nuvoloso e la cappa di smog non fornivano la luce migliore ma poi mi si staglia davanti il tempio, offuscato dalla nebbiolina, quasi a mimetizzare la sua meraviglia agli occhi di un mondo non particolarmente pronto ad accoglierla.
Siamo alle porte del tempio della religione mondiale indipendente Bahà ‘u ‘llah che proclama l’unicità di Dio e propugna il principio dell’unità dell’intera razza umana. Nel Bahai Temple di Nuova Delhi i fedeli di ogni religione possono entrare a pregare e meditare in silenzio, secondo gli usi del proprio credo. Il tempio, ultimato nel 1986 sorge al centro di una vasta area piena di giardini, circondato da nove larghe piscine d’acqua, che ne enfatizzano la bellezza e contemporaneamente contribuiscono a far “galleggiare” l’edificio dal momento che il design si ispira al fior di loto, simbolo della pace, della purezza e della bellezza e inequivocabilmente legato in India alla religione, alla meditazione e alla preghiera.
Una religione aperta che spalanca le sue nove porte, nove petali simboleggiano le principali religioni mondiali, ad ogni culto, pronta ad accogliere chiunque sia in cerca di pace interiore o semplicemente sia mosso da curiosità. La magia è nell’aria.
Entro e perdo il fiato, un senso di pace e di sincera serenità abita in me, nel totale silenzio interrotto solo da canti e preghiere, da pensieri senza voce, dove convivono le suppliche e i ringraziamenti di fedeli mussulmani, induisti, cristiani, buddisti o sikh.
Qui finisce il mio viaggio in India, con la meraviglia di un fiore nell’anima, con gli occhi carichi dei colori dei sari, dello sfarzo dei templi e delle sfumature del tramonto, le orecchie assordate dai clacson, le mani profumate di spezie e salse, con la testa carica di contraddizioni e ammirazione.
A volte per vincere devi saperti abbandonare», aveva detto Karla. Aveva ragione. L’abbandono è il cuore dell’esperienza indiana. Mi arresi.
Shantaram